Un grattacielo di tre piani per arrampicarci sul nostro satellite colorato red con il vento appena sibilante. Aveva di che strabiliare l’Orchestra MC YoungI.C. Mazzini-Capograssi di Sulmona nello spettacolo “Natale in Musica”più di un iceberg ormeggiato alle Molucche. Come dice Pascal, né mostri, né angeli, ma bambini, bambine e il loro talento e basta. Lo stesso ha una gran voce: lo senti, ha un suono che raramente non lo riconosci. Hanno quello speciale talento di tipo contagioso, quello che fa sembrare semplice ogni cosa. Erano vestiti di bianco, alcuni più piccoli con in testa una specie di vascello color oro, ma più leggeri era impossibile. Erano tutti felici e contenti, erano della razza dei diamanti che taglia la razza dei vetri. Quei barlumi di emozioni, gioie e sogni regalati da un centinaio di ragazzini talentuosi della musica,con il pubblico del Caniglia che ci offriva una bella vista, la più gaia e varia di tutta l’umanità, mescolato gomito a gomito nei vari palchetti e in platea che meriti di essere veduto e vissuto.La campanella risuonò due volte leggera, soave. Le luci si spensero in un attimo, come se qualcuno avesse toccato un interruttore. Brulicanti di umanità, i bambini ricordavano un dipinto di J.Bosch. Avevano coperto in poco tempo un bel tratto di satellite per la terra dei sogni. Quei gesti, quei suoni, quei movimenti, quei passi di musica, come una ballerina che si esercita ogni giorno davanti allo specchio e sa a memoria dove metterà un braccio, un piede, un mano. Commoventi come delle stelle splendenti, nel giorno dell’anno diciotto del nostro emisfero. E’ un ottimo inizio cercare attraverso i giovanissimi la formula sacra della fantasia e della passione che porta sempre alla vittoria. I vari maestri di musica guidavano i ragazzi come avrebbero guidato la nave ammiraglia Francis Drake, pirata ufficiale della Regina Elisabetta, all’epoca dell’Invincibile Armada. “Dove serve fermezza ci vuole rigore. Dove serve fantasia deve esserci massima libertà di espressione”. Questo sta a dimostrare che mescolando disciplina e fantasia si possono ottenere risultati importanti anche in “aziende fragili” come la scuola. Come sempre accade in occasioni simili, si sparsero diverse voci su presunte apparizioni a sorpresa. Venne notata la presenza di un prelato vestito con un giubbotto nero a trequarti luccicante cosparso di pezzi di oro. Parea si muovesse senza toccare terra come il Fantasma di Natale. E sparse alcune osservazioni della serata come parmigiano sugli spaghetti. Nella platea c’era una piccola zona di “riscaldamento” dove i ragazzi della 5 C seduti ascoltavano attentamente la maestra che batteva le mani fortemente su sé stessa, eseguendo classiche figure ritmiche.E la musica partì sulle note di Letitsnow, e proseguì come un fiume in piena per circa due ore con Imagine, Jingle Bells, Oh Happy day, Silent night, Buon Natale in allegria in un turbinio di emozioni e applausi scroscianti. Sul palco c’erano solo loro. Erano la forza che muoveva le stelle. Una miscela di suoni, canti. La musica e la loro vita camminavano fianco a fianco. La musica significa tante cose, e non soltanto le note che ascolti fisicamente, ma quello che avverti con il sentimento, con il pensiero, con l’immaginazione o persino con l’emozione.La musica dicono sia una terra di mezzo, che sia più facile parlarci col pensiero, non trova ostacoli e corre a destinazione ed arriva puntuale. La musica è un’arte come la letteratura. E’ una musica di fondo, una distrazione, una sostanza, che presa a piccole dosi diventa un narcotico consentito. Il finale di estasi è una miscela di canti e suoni a colpi di bis. Dirige anche la maestra Marilena che si è sempre immaginata per lei stessa un cammino come in un film, in cui epicamente il regista aumenta il volume della musica per creare un effetto trascinante delle emozioni. C’è una dote nel suo carattere che va al di là delle sue qualità di insegnamento: è calibrata. Tutta british, sempre composta ed impeccabile. Gesticola, muove le mani come se stesse dirigendo un’orchestra nel campo. Adesso con i suoi ragazzi e ragazze deve sincronizzarne i battiti, farli aumentare, portarli ad una soglia altissima, sapendo meglio di tutte che la chiave per aprire lo scrigno è il concerto, non la performance della solista.La luna è così piccola che il suo orizzonte è sempre a ridosso, diciamo a pochi chilometri di distanza, non di più. Ci vorrebbe Omero per descrivere quello che ho osservato, diceva la Fallaci. Ma lei era abituata a giocare nel dubbio. E il gioco valeva sempre la candela. Il racconto finisce così con questo loro brivido…Merry Christmas!!!
CESIDIO COLANTONIO