Sono in giro da quarantasei anni, giorno più, giorno meno, mese più, mese meno.
Ero tra i primi ad arrivare, e quasi sempre fragli ultimi ad andarmene.
Per forza di cose ho vissuto sempre in mododefilato, e i riflettori emanano una luce che non conosco, o meglio non saprei riconoscere. D’altronde dove sono stato, e sono tuttora, le luci sono poco più che smorzate; le grida di incitamento immaginarie, niente striscioni, qualche presenza. Il campo, in erba naturale,è incassato tra montagne violacee, che a volte si risvegliano innevate. La neve è sempre immacolata, ma da lontano.
Solo silenzio, rotto dalle voci, dai respiri profondi dei ragazzi, dal fumo del loro alito, in una giornata fredda, mentre nubi in alto scivolano velocemente davanti ad un sole pallido. Ma per niente oppressi dal colore grigio del cielo,inseguono caparbiamente in ogni dove, il pallone, ad ogni rimbalzo. È un mondo fatto di profumo di erba, di pantaloncini e magliette, dai colori variegati, macchiati di fango e di verde, “il verde melograno, da’ bei vermigli in fior”, di righe tracciate di bianco, di sudore, di sacrifici, di fantasia, di passione. I pensieri sono cose che ci appartengono, senza perdere di vista la struttura collettiva dell’azione. La base è il gioco collettivo: il pallone circola molto, attaccando gli spazi, appena si è sotto pressione. C’è disponibilità di tutti i ragazzi che hanno talento. E’ questa la chiave: la riscoperta del divertimento e dei motivi che ci hanno spinto a giocare a pallone. Esiste un pallone, e la voglia di corrergli dietro sempre e comunque, ogni giorno della settimana, a 10all’ora, come a 30all’ora, al campetto del paese, come all’Olimpico.
Boati di esultanza, esplosioni di gioia, che si susseguono ad ogni palla che gonfia il sacco, urla di incitamento verso il compagno in difficoltà, o in debito di ossigeno, grida di rabbia per un’occasione sfumata.
Qualche “parolina” di cui a volte si capisce l’intenzione, ma non il significato, perché sono dette anche in una lingua che non si conosce. Che bellezza far crescere il pallone dei piccoli…
E nonostante tutto, nell’aria rimane sempre un leggero odore di umido e di sudore.
L’odore dello sport… Ogni sport ha un odore, e bisogna riconoscerlo. Non è un odore assoluto. E’ un misto di circostanze e sensazioni, una miscela di romanticismo. Gli odori dello sport e quello dei campi d’autunno che scaldano il cuore agli ultimi calciatori romantici, quelli che citano Carducci, e non calpestano le coltivazioni.
Imparavo finalmente nel cuore dell’inverno, che c’era in me un invincibile estate…
TIKRIT65
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