Il mondo del calcio è un mondo carico di concorrenza ad ogni livello, ed uno degli strumenti più efficaci per batterla è l’innovazione. Un buon osservatore deve essere animato da una forte passione. Selezionare un giocatore giovane per lanciarlo in una società professionistica è sicuramente un passo importante. E la passione è la chiave che schiude le porte di ogni successo, piccolo o grande che sia, sportivo o personale che sia. Nel calcio, la tecnica conta più di qualsiasi altra cosa. E’ soprattutto sui settori giovanili che si deve lavorare, perché lì ci sono i campioni del domani, altresì il presente è difficilmente migliorabile. La capacità tecnica è la prima dote di un calciatore. Le doti sono innate, e gli istruttori hanno il compito di far sì che possano migliorare attraverso esercizi specifici. Ma se uno ha i piedi di marmo, anche se lo porto in palestra per anni interi, non riuscirò a trasformarlo in un calciatore. Sono un osservatore, ma come sapete un grandissimo appassionato di calcio. Che c’entra, qualcuno potrebbe obiettare. C’entra. Sin dagli albori ormai lontani della mia carriera a livello giovanile, mi sono imposto di vedere e vivere la struttura calcistica, secondo un’ottica diversa da quelle comunemente in auge nell’epoca attualee casalinga. Volevo nel mio piccolo vedere e vivere il calcio in modo diverso. Forse perché ho sempre avuto un grande orgoglio ed una grande volontà, oltre a doti naturali. E mi riconosco anche una grande forza di animo, che mi ha permesso di risollevarmi e di ricominciare tutto, ex novo. Ho voluto dare seguito a questa mia passione. Spero di dare una mano ai giocatori giovani che non hanno una grande visibilità, e magari tra un po’ vedranno un’altra ribalta.Perciò volevo costruire, ed ho iniziato a farlo da parecchi anni,una realtà calcistica, e provare ad aprire un ciclo di “vittorie”. La prima parte tratta della tecnica individuale, insegna a dominare e colpire la palla, cioè a diventare calciatori. La seconda tratta della tattica collettiva e insegna a giocare in squadra, cioè a diventare giocatori. La terza è fatta di osservazioni generali, non meno importante delle altre, perché è di ordine soprattutto morale. L’ambiente familiare e passionale, quello quasi di una volta, ha ancora un volto che sa stare nel calcio. La forza di questo gruppo è sapere che tutto va fatto con un senso, e senza sogni smisurati. A volte i Re Mida vincono la loro battaglia,ma lavorano per il loro futuro, e non per quello dei ragazzi, ed il risultato è un’emicrania paralizzante, anch’essa parte del prezzo. Ma bisogna tenerli chiusi in un compartimento stagno della propria memoria.Fatto sta che non ho mai pensato alla squadra come il luogo predestinato solo per fenomeni, ma ad un grande laboratorio, in cui sotto determinate condizioni, bisogna cercare un percorso tutti insieme, ed andare nella medesima direzione, con le stesse finalità. In questo modo la regola viene rispettata da tutti, perché è la regola stessa a determinare alla fine il percorso. Quindi la sua applicazione ha una sua motivazione, un senso, uno scopo, che richiede da parte di tutti coloro che sono in gioco, l’accettazione incondizionata. La regola è il mezzo ed il fine ultimo della relazione umana, che si instaura nel confronto contingente tra facenti parte della società, seppure come in questo caso, in una situazione meramente sportiva. Sto portando avanti questo discorso con coraggio, dedizione, passione, con autorevolezza, cercando e dribblando abilmente gli intoppi che sogliono presentarsi puntualmente a fronte di ogni idea e di ogni novità. Purtroppo tutto ciò che in una società riesce ad illuminare le menti fortemente burocratizzate e fin troppo attente a non varcare la soglia della sufficienza riveste un carattere soltanto sperimentale, assumendo in altri termini l’aspetto di un quadro che il sistema deve valutare approfonditamente, più per la scelta della cornice, che per la bontà del dipinto. Ma chiunque coltivi ambizioni importanti, deve disporre di un potente senso di identità. Per diventare grandi calciatori è dapprima necessario lavorare sodo, per sentire nel profondo il convincimento di esserlo. Non si è grandi calciatori perché ce lo dicono il mister, o i compagni, la fidanzata o i giornali; si è grandi calciatori perché si è orgogliosi di quello che stiamo facendo, perché siamo consapevoli delle nostre risorse, perché non ci accontentiamo mai, e ogni giorno lottiamo per migliorare. La propria identità è il proprio baluardo.Vorrei concludere dicendo che lo sport in generale e il calcio in particolare, conditi da una buona dose di vero spirito sportivo e solidale, possono realizzare in tutte le realtà, presupposti di concreta aggregazione e divagazione del proprio personale spirito sportivo. D’altra parte, sebbene sia in grado di far impazzire il cuore, è pur sempre un gioco, un bellissimo gioco…
TIKRIT65